L’immaterialità e la gratuità

Gino Roncaglia, sul Domenicale del Sole, riporta l’attenzione sul concetto di proprietà intellettuale, osservato dalla prospettiva dell’editore. Lo spunto che colgo è quello – spesso sottovalutato nelle nostre riflessioni – dell’ interesse ‘portato’ dal soggetto.

In sostanza  GR dice: nell’editoria i soggetti sono l’autore, l’editore e il pubblico. L’interesse del primo è la notorietà (in seconda battuta il vantaggio economico); quello del secondo è il guadagno, quello del terzo è l’accesso alla conoscenza, all’idea, all’immagine, al contenuto. Fino a ieri i loro interessi – divergenti – venivano soddisfatti attraverso l’unica azione della distribuzione fisica del libro. Oggi i contenuti possono essere immateriali; al di là del fenomeno della pirateria, l’immaterialità si porta dietro l’attesa della gratuità, attesa spesso soddisfatta per l’immediatezza dell’atto di duplicazione.

Le esigenze dell’uno, quindi,  oggi sono spesso soddisfatte andando contro gli interessi dell’altro. Così l’utente può accedere ai contenuti  più o meno gratuitamente, l’autore può raggiungere una vasta notorietà  scollegata dalla redditività, l’editore può ampliare il mercato, ma in sostanza è meglio se si reinventa il lavoro.

Provo ad applicare  il concetto al software, ambiente in cui tutto è cominciato decenni fa, soprattutto l’attesa della gratuità con il concetto di OpenSouce. E lo osservo su di me. Cerco un software per comporre mappe mentali, e lo cerco gratuito. Scrivo software – e mi sento sfruttata se non lo vendo al prezzo che io ritengo equo. Cerco le formule contrattuali più tutelanti per proteggere da una diffusione indebita il frutto del mio pensiero, consapevole del fatto che non c’è contratto che tenga di fronte alla tentazione del copia e incolla.  Sono una e trina, contemporaneamente  autore, utente ed editore di me stessa. E mi chiedo quale possa essere l’atto che armonizza tutto, che permette alle esigenze contrapposte di comporsi senza perdite.